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DESIGN, un termine sempre più presente nelle nostre vite. Si parla di ESSO in diverse occasioni e contesti. Una sorta di linguaggio con cui vengono codificate diverse discipline.

Il fil rouge che seguiremo oggi passa attraverso architettura, moda e arte.

Il nostro percorso partirà da una sfilata!

La pandemia ha necessariamente ridefinito lo svolgimento di molte attività. Le case di moda, oltre ad incentivare la comunicazione digitale, hanno anche dovuto studiare nuovi modi per esporre le proprie collezioni. Non in presenza, quindi, senza le consuete sfilate.

Una circostanza che ha permesso di ridefinire il concetto di passerella: non più un flusso incanalato davanti a degli spettatori, ma una vera e propria performance digitale che mostra, intrattiene, sfonda i limiti della pandemia.

Il 21 gennaio 2021 Louis Vuitton espone la sua Fall-Winter 2021 UOMO con un cortometraggio capace di fondere diverse forme del design. Virgil Abloh, direttore artistico del brand e fondatore dell’impattante marchio Off-White, si ispira senza dubbi alla sua formazione architettonica.

Peculiar Contrast, Perfect Light è un affascinante cortometraggio diretto da Wu Tsang.

La passerella diventa una scenografia. Una città concettuale attraversata da quelli che vengono individuati come personaggi che rappresentano la nostra società.

Il marmo verde che fa da sfondo a questi dinamici spostamenti è un riferimento specifico ad un’opera: il padiglione tedesco di Barcellona progettato da Mies van der Rohe nel 1929. Come nelle opere del maestro, i semplici e lineari setti della composizione delimitano lo spazio e suggeriscono percorsi.

Ma come mai un padiglione ha ispirato un cortometraggio di moda?

La struttura è una sorta di manifesto: semplificare l’architettura in pochi elementi essenziali enfatizzati dalla ricercatezza dei materiali.

Nell’opera visitabile a Barcellona materiali come vetro, pietra, acqua e acciaio arricchiscono lo spazio conferendogli monumentalità. Allo stesso tempo lo spazio diventa fluente grazie alla pianta libera e ad i confini incerti.

Ma basta usare materiali di pregio per avere un effetto wow?

Il mercato odierno ci offre un’ampia scelta, ma a volte il valore non è dato dal materiale stesso. Il suo uso innovativo può costituirne esso stesso il pregio.

Il ruolo del progettista dunque, non è solo quello selettivo. Il valore aggiunto che egli può conferire è dato dal sapiente uso dei componenti che va ad individuare.

La tecnica in alcuni casi può essere ben più speciale del materiale stesso.

Nel padiglione veniamo ammaliati da travertino, onice dorato, marmo verde. Eppure quello che ci cattura è la pietra specchiata che riveste i setti come una texture.

Il taglio delle lastre di marmo permette di sfruttare le venature per definire dei movimentati disegni sulla superficie.

Una leggerezza che si contrappone alla pesante staticità della pietra.

Un esempio potete trovarlo in questo nostro progetto!

Foto di Jean-Philippe Delberghe

Questo squisito linguaggio non solo vale per il grande pubblico (quello delle sfilate e dei padiglioni internazionali). È declinabile anche ad una dimensione ridotta: quella della casa.

Mies van der Rohe, pianta di un progetto per villa in mattoni, 1923

Lo stesso Mies van der Rohe fonde abilmente caratteri tipici della casa e del monumento. Gli aspetti fondamentali sono la distribuzione degli elementi e il sapiente uso della simmetria.

L’architettura è una composizione che comunica con l’arte.
Continuando il nostro percorso nella produzione di Mies, la sua pianta per il progetto di una Villa in mattoni (nella foto) ricorda certamente le composizioni di artisti come Mondrian o De Stijl. I setti portanti veicolano lo sguardo in due direzioni: lo prolungano dando continuità con il panorama esterno; lo richiamano verso il cuore più intimo della dimora.

L’uso dei materiali che non solo richiamano la natura, ma anche impreziosiscono gli spazi, li ritroviamo anche in un progetto privato: Villa Tugendhat. Gli ambienti interni sono ripartiti utilizzando pannelli vetrati e piani in onice. In particolare una parete ricurva in ebano che delimita la zona pranzo indirizzandone la visuale verso il paesaggio.

© Villa Tugendhat, 1930 – foto d’epoca

Ancora legati all’idea di una casa divisa in scatole chiuse?
Assolutamente no, progetti come questo hanno dimostrato come la permeabilità degli spazi renda un’abitazione ancora più piacevole da vivere.

Si guadagna un’illuminazione naturale molto più presente, contribuendo al contatto con l’esterno e diminuendo la sensazione di prigionia. Lo sguardo si muove tra questi brevi limiti e quando libero procede verso l’orizzonte. Una discontinuità che concede movimento visuale. Una ripartizione equilibrata degli elementi separatori genera dinamicità ed una più libera distribuzione degli spazi. I pochi elementi scelti possono essere valorizzati con materiali pregiati che li rendono veri e propri protagonisti da ammirare.

La semplificazione dei componenti permette di ottenere luminosità e ariosità: un connubio che rende l’abitazione ottimale.