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Bruno Munari, a suo tempo, disse una cosa sempre molto attuale

“Il più grande ostacolo alla comprensione di un’opera d’arte è quello di voler capire.”

Questa frase sottolinea elegantemente la caparbietà con cui siamo portati a trovare un senso, un’utilità materiale ad ogni cosa. Il nostro cervello cerca una spiegazione logica per tutto. Più cerchiamo, meno capiamo.

Tra le varie cose, Munari era uno di quegli intellettuali affascinati dalla logica dei bambini: la semplicità, che non è banalità, con cui si vedono cose ovvie.

Nell’articolo di oggi vi proponiamo un viaggio nell’arte, chiedendovi di lasciare andare la vostra immaginazione oltre i limiti fisici.

© Pirelli HangarBicocca 2020

Il 26 luglio scorso si è conclusa “….the Illuminating Gas”, la mostra di Cerith Wyn Evans a cura di Roberta Tenconi e Vicente Todolí, presso il Pirelli Hangar Bicocca.
Si è letteralmente spenta un’esposizione capace di illuminare uno spazio vasto e impressionante come quello dell’Hangar, capace di racchiudersi al suo interno come un cuore pulsante.

Protagonista indiscussa è stata l’energia sotto forma di luce, suono e movimento. Un dinamismo capace di coinvolgere il visitatore attraverso i suoi sensi e di relazionarlo con ciò che lo circonda.

Come dice l’artista stesso una «lettera d’amore dedicata allo spazio».

Avevamo già visto in un precedente articolo che la luce è un elemento duttile, capace di espandersi nello spazio con forme particolari.

Lo trovate qui.

Cerith Wyn Evans è un artista inglese. Le sue prime esperienze sul montaggio video già sperimentavano un coinvolgimento diretto dello spettatore. Infatti l’uso dei sensi diventa parte essenziale e la visione tradizionale viene messa in discussione. Il così detto “expanded cinema”.

Un “cinema” in cui il protagonista non è il racconto in sé, la storia, ma l’esperienza.

Nelle opere successive Evans, usando materiali particolari come specchi, neon e proiettori, genera l’impressione che si stia interagendo con qualcosa di etereo, non limitato al tempo e allo spazio in cui si trova. Elementi che viaggiano nell’impalpabilità, tra stratificazioni e livelli sovrapposti.

La mostra gioca esattamente su questa visione: luce che fluttua nello spazio definendo forme dinamiche, suoni e vibrazioni che suggeriscono emozioni. Parole che si slegano dal loro essere testo diventando immagine luminosa.

“….the Illuminating Gas” nel suo titolo richiama certamente l’elemento protagonista dell’opera: il gas neon che attraversato dall’energia elettrica diventa incandescente.

Un richiamo anche all’opera di Marcel Duchamp, “Étant donnés: 1° la chute d’eau, 2° le gaz d’éclairage…” da cui viene citata e tradotta la parte finale del titolo.

La mostra comprende una collezione di ben 24 opere, qui approfondiremo una selezione di esse.

StarStarStar/Steer (totransversephoton), 2019

Il solo accedere alla mostra è un’esperienza impressionante. Si lascia un ambiente in penombra e, scostate le pesanti tende, ci si ritrova dinanzi a 7 imponenti colonne luminose che fanno correre il nostro sguardo per tutta la loro verticalità.

Gli elementi sono composti da una gabbia metallica su cui corrono cavi, trasmettitori e led. Alternano ciascuno la propria intensità luminosa passando da uno stato estremamente luminoso ad uno traslucido che permette la visione della struttura.

L’appellativo di colonne prima usato non è casuale. Ci si trova davanti dei chiari riferimenti agli elementi architettonici classici. Tuttavia, essendo appesi al soffitto, eludono totalmente la loro funzione primordiale di componente strutturale.

© Pirelli HangarBicocca 2020

“Un visitatore in piedi sotto Composizione per 37 flauti di Cerith Wyn Evansesposto come parte di The Hepworth Prize For Sculpture 26 October 2018 – 20 January 2019.” Foto di David Lindsay

Composition for 37 Flutes (in two parts), 2018

L’opera nasce per essere site specific commissionata dal Museo Hepworth Wakefield, la cui particolare posizione vicino ad un fiume con chiuse avrebbe dato vita all’elemento principale: il suono. Il funzionamento meccanico delle pompe permette ai 37 flauti il assorbire aria dall’ambiente e spingerla nei tubi circolari che la espellono generando un ritmo simile alla respirazione, come dei polmoni meccanici.

 

Qui trovate il video della performance

Radiant Fold (…the Illuminating Gas), 2017-2018

Si ispira alle opere di Marcel Duchamp, in particolare gli elementi che compongono due opere. Sono La Mariée mise à nu par ses célibataires, même (La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche) e il cambio del punto di vista che caratterizza Étant donnés: 1° la chute d’eau, 2° le gaz d’éclairage…(Essendo dati: 1. La caduta d’acqua, 2. Il gas d’illuminazione…) in cui il ruolo dello spettatore diventa quello del voyeur.

Gli elementi rompono l’ordine spaziale. Diventando quasi delle assonometrie sospese, degli elementi bidimensionali che si muovono della tridimensionalità.

© Pirelli HangarBicocca 2020

Forms in Space… by Light (in Time)

Lo stesso titolo identifica la volontà della struttura di slegarsi dallo spazio e dal tempo. Lo vediamo trasformarsi in un elemento a sé stante che permette di distaccarsi dalla realtà e viaggiare mentalmente tra le forme dell’opera.
Non a caso all’interno delle onde luminose è possibile riconoscere la struttura della molecola di LSD sintetizzata dal chimico svizzero Albert Hofmann nel 1938.
Questa forte connessione che si genera tra utente e opera mette in risalto un concetto a cui l’uomo nel quotidiano non presta attenzione: la sinergia con l’elemento naturale, la relazione diretta che intercorre tra individuo ed energia.

C=O=N=S=T=E=L=L=A=T=I=O=N (I call your image to mind), 2010

Una costellazione di elementi in continuo movimento composta da specchi e casse che emettono un mix tra musica industrial, pianoforte e suoni. Qui è protagonista il rapporto esclusivo tra visitatore e singolo elemento. Riflettendo in continuazione scorci sempre diversi, si occlude parzialmente la visuale, distorcendo la percezione dello spettatore.
Nel catalogo della mostra si parla di “bagliori sonori”.

© Pirelli HangarBicocca 2020

© Pirelli HangarBicocca 2020

E=C=L=I=P=S=E, 2015

Una scritta che cambia il punto di vista, che si pone come un orizzonte irreale. Per certi versi permette di ruotare tra il palcoscenico e il dietro le quinte di un manifesto.
La sua posizione diagonale si slega dalla scatola che lo contiene pur rimanendo un elemento rigido e statico. Nessun movimento dell’opera? Errato, anche in questo caso il concetto non viene meno: lo troviamo descritto nel testo stesso, l’eclissi.
Come nella precedente opera, il titolo è caratterizzati dai (=), segni grafici che non han nessun valore fonetico. Invece cadenzano le lettere generando un senso di sospensione tramite la distorsione linguistica.

La mostra è stata senz’altro un occasione per perdersi in una dimensione INCONSUETA, facendoci perdere i legami “meccanici” che instauriamo con il quotidiano,le nostre normali interazioni.
Il concetto di realtà viene messo da questa esposizione in discussione. SI OFFRE ai sensi LA POSSIBILITÀ di percepire interpretazioni diverse, di distaccarsi dalla percezione tradizionale diventando parte del flusso di energia-suono-movimento.